Il potere della conoscenza sta innanzitutto nel saper fare, nel saper prevedere, nel prendere decisioni meditate che consentano di raggiungere gli scopi e gli obiettivi che ci siamo dati.
Questa irresistibile ascesa del sapere "strumentale" che diverrà il fondamento della filosofia "positiva" del XIX secolo e dello scientismo contemporaneo affonda le sue radici nel passaggio dalla cultura orale a quella scritta, … convenzionalmente da Socrate a Platone.
Si ha l'impressione che questo cambio di paradigma stia per celebrare il suo trionfo con l'inarrestabile sviluppo dei sistemi di Intelligenza Artificiale: macchine capaci di argomentare razionalmente molto più di quanto siano in grado di farlo gran parte degli esseri umani, per non parlare della loro capacità di apprendimento.
E si ha l'impressione che a farne le spese siano soprattutto l’umanesimo e i suoi valori, progressivamente relegati all’angolo anche da una nascente "algoretica" che si fa forte di una presunta "oggettività" nell'assumere decisioni rispetto alle debolezze e agli errori degli uomini.
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