Giovannini: "Serve un'accelerazione straordinaria, invece siamo in ritardo nella installazione delle rinnovabili".
"Ci avviamo verso il disastro, con gli occhi ben aperti.
È ora di svegliarsi e reagire.
È ancora possibile limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C a condizione di ridurre del 45% le emissioni di carbonio entro il 2030.
Invece, le politiche attuali condurranno a un aumento di almeno 2,8°C entro la fine del secolo con conseguenze catastrofiche".
È con il recente appello … di António Guterres, segretario generale delle Nazioni unite, che Enrico Giovannini, direttore scientifico dell'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), ha aperto la conferenza stampa online sul policy brief che avanza "Dieci raccomandazioni per la stesura del nuovo Piano nazionale integrato energia e clima" (Pniec), in vista del documento che il Governo dovrà presentare alla Commissione europea entro la fine di giugno, aggiornando il Pniec del 2019.
Questo piano, da approvare in via definitiva entro un anno dopo un'ampia consultazione con la società civile, e di durata decennale, deve indicare target, governance, monitoraggio e forme di finanziamento con cui l'Italia intende affrontare la crisi climatica attraverso le politiche energetiche, per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030.
Un impegno imprescindibile per l’Italia che, come ha ricordato Giovannini, con oltre due gradi di anomalia termica e il record di eventi climatici estremi nel 2022, si sta riscaldando più rapidamente della media globale ed è in ritardo nel percorso della transizione ecologica.
Ritardo che pesa anche sulla salute del Paese: secondo il policy brief l’inquinamento dell'aria, generato in gran parte dall’uso intensivo dei combustibili fossili, è causa di un numero elevatissimo di malattie e morti premature - 52.300 morti in Italia solo nel 2020.
"Con l’attuale andamento, la diffusione delle fonti di energia rinnovabile non consentirà di raggiungere l'obiettivo di tagliare le emissioni di CO2 del 55% entro il 2030, e rischiamo di arrivare alla neutralità climatica fra un secolo", ha commentato Giovannini.
Sempre in riferimento ai dati contenuti nel policy brief, il direttore scientifico ha inoltre ricordato che nel 2022 la produzione da rinnovabili in Italia è diminuita del 14,7% rispetto al 2021, anche per le conseguenze della siccità sulla produzione idroelettrica, e che sono stati installati impianti eolici e fotovoltaici per soli tre gigawatt (GW), a fronte degli 11 GW installati in Germania, nove in Spagna e cinque in Francia.
"Ogni anno che perdiamo la curva di rincorsa è più ripida: per questo dobbiamo essere rapidi".
Le possibilità di sviluppo di alcuni settori sono particolarmente promettenti: è previsto ad esempio un incremento delle auto elettriche nei prossimi anni, passando dalle 137mila del 2021 a un milione del 2025 a sei milioni del 2030.
A livello occupazionale invece Elettricità futura ha stimato che la transizione energetica potrebbe comportare 540mila nuovi posti di lavoro al 2030 solo per l’energia elettrica, a patto però di installare almeno 10 GW di produzione elettrica da fonti rinnovabili all’anno, il triplo della quantità installata nel 2022.
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