Critica e militanti

Buongiorno da critica militanti Fabiana Cacciapuoti che per Donzelli aveva già pubblicato un'edizione tematica dello Zibaldone
Oggi per lo stesso editore propone un saggio intitolato l'infinito della Ginestra leopardi tra disincanto e illusione
I nodi nevralgici dell'esperienza esistenziale poetiche filosofica di Giacomo leopardi vengono filtrati cui soprattutto attraverso i termini vi Chiani di civiltà e barbarie
Per il giovane di Recanati gli antichi sono più vicini alla natura per gli antichi le magnanimo illusioni della virtù sono cose realtà mentre nei moderni si riducono a inganni appurino Comi
Nella modernità al mondo si spoglia del del suo verde del senso degli dei progetti umani la religione per un periodo ha sostituito le primitive illusioni antiche ha reso coesa la società ma finita la sua egemonia tra Sette Ottocento resta una barbarie della ragione un eccesso di civiltà tutti i popoli antichi commenta la Cacciapuoti caratterizzati dalla passione e dalla forza della natura sono attivi e si muovono spinti dall'illusione
I popoli moderni al contrario sono disillusi quindi cita leopardi stanchi del mondo e disinganno atti per una lunga esperienza e possiamo dire era indulti perfettamente ragione fuori
La conseguenza di questo atteggiamento è l'indifferenza che lentamente di larga e opprime il mondo
Questo dunque il giovane leopardi che non cambia idea sulla modernità ma che come è noto dopo la metà degli anni Venti vede sempre più nella natura anziché un deposito di senso una causa del male il motore di contraddizione mostruosità quella contraddizione mostruosità che riflessa dal pensiero auto fa Gico dello Zibaldone il male della storia della Società semmai moltiplica quello naturale nel libro della Cacciapuoti due momenti quello della composizione dell'idillio l'infinito del mille ottocentodiciannove quello della finale Ginestra del mille ottocentotrentasei sono i due fuochi dell'ellisse critica di questo discorso il mille novecento mille ottocentodiciannove
è l'anno della soverchiante percezione leopardiana del nulla dell'infermità del poeta e del tentativo di fuga
è l'anno in cui gli ho Pardi diventa insomma moderno e disilluso e nella finzione dei quindici versi sciolti degli endecasillabi straordinari dell'infinito
Nella finzione della vaghezza come possibile sta si trova
Una sorta di rovesciamento dolce del nulla quando questo niente rientra nella finzione scrive ancora la caccia può Tricia nell'immaginare illusoriamente l'infinito quell'angoscia scompare
Quanto alla grande poesia napoletana la Ginestra la critica commenta che il rapporto fra ginestre Vulcano il Vesuvio distruttore
Rende pienamente il significato della natura vita e distruzione distruzione perché vita nello stesso tempo dal punto di vista simbolico la Ginestra conserva il segno della natura originaria quindi quelle caratteristiche proprie dell'uomo
Che dire senza secondo natura e che calato nell'illusione saper vivere nel deserto profumano dolo è forse la più grande delle illusioni cioè la più alta forza richiesta l'uomo
La capacità di conoscere la verità e quindi di essere sulla soglia del nichilismo
In uno spazio deserto sotto un cielo vuoto per affermare un nuovo valore
Non è felice la Ginestra Malcontenta per il poeta che a Napoli
Deve ancora un luogo vitale innaturale potremmo dire come lo vedrà Pasolini quasi centocinquant'anni dopo la Ginestra sta al suo posto
Si piega ma nello stesso tempo resiste
Non si lascia attrarre nel gioco del desiderio senza fine e senza limite dell'uomo e in qualche modo figura della poesia
Ma c'è un terzo luogo centrale nel libro della Cacciapuoti
Ed è il dialogo di Plotino e di Porfirio delle Operette morali e e Porfirio in questo dialogo parla della vita come di un errore di calcolo e vuole affrontare coerentemente il suicidio Plotino non lo smentisce sul piano logico ma diremo con una mozione degli affetti affetti che sempre rinascono finché sia fiato e per i quali si continua dal deserto moderno dall'arido vero insomma non si torna indietro ma si può riconoscere la ineliminabili ITA comunque dell'illusione per la vita arrivare cioè a quella che qui viene definita la persuasione dell'illusione
Per chiudere la Cacciapuoti fa due citazioni che andrebbero tenute sempre ben presenti dei nuovi credenti di ogni epoca e anche di oggi leopardi a Giordani nel mille ottocentoventotto e umilmente domando se la felicità dei popoli si può dare senza la felicità degli individui e nel mille ottocentotrentuno alla Targioni Tozzetti sempre sullo stesso tema ridono della felicità delle masse scrive leopardi perché il mio piccolo cervello non concepisce una massima felice composta di individui non felici
A risentirci venerdì prossimo