Critica e militanti

Buongiorno dalla critica militanti appena uscito in edizione riveduta da la scuola di Pitagora
Un libro importante di Mario Andrea Rigoni critico fine saggista è anche scrittore di racconti e DiVersi
Si intitola il pensiero di leopardi riunisce saggi scritti sul poeta a partire dagli anni Settanta con grande chiarezza eleganza che precisione
Rigoni affronta molti diversi argomenti
Leopardi anni che coinvolgono la storia della cultura italiana ed europea l'estetica filosofica al gusto
L'analisi naturalmente della poesia e della prosa del suo autore la filologia la concezione della lingua rapporto con l'antico con l'illuminismo e romanticismo anche con il mio classicismo
E infine la politica e la patria qui voglio fermarmi soltanto su pochi passi Rigoni ha iniziato i suoi studi in un clima in cui ancora si tentava di fare di leopardi
Un progressista e in un bel saggio la vertigine della lucidità contesta questa visione osservando che cito l'essenza dell'opera leopardiana risiede nella distrutti vita
Di un illuminismo assunto rovesciato in termini assolutamente negativi
E che necessario correlato complemento di questa distrutti vita sono l'apologia dell'illusione dell'apparenza della poesia una poesia che come si dice nello Zibaldone da Energia e vitalità grazie alla sua espressione alla sua forma anche dove rappresenta la malinconia e la morte
La ragione pura conduce alla pazzia e all'immobilità mentre viceversa la vita è davvero possibile solo nell'errore ottobre altrimenti si usa ragione sì ma a metà
Mescolando la a dosi molto forti di retorica tutto quello che facciamo lo facciamo in forza di una distrazione di una dimenticanza dal quale contraria direttamente alla ragione
è scritto nello Zibaldone così nel celebre dialogo di Plotino e di Porfirio la conclusione logica
Contro la ditta è contraddetta dalla mozione degli affetti diciamo naturali non siamo lontani dagli Sherman senza il suo compiacimento di estetismo fine Ottocento cielo Pardi invece quella fermezza ritratto che ne fa come è stato detto da molti quasi quasi un antico tra gli altri lo ha affermato precocemente sarebbe presentandolo nel mille ottocentoquarantaquattro pochi anni dopo la morte del poeta
A una Francia che però da lì in poi ricorda Rigoni ben poco vorrà saperne e del resto Leopardi è stato si direbbe un problema per tutti o per quasi tutti i suoi lettori
Ad esempio Benedetto Croce
La cui estetica imperniata sulla lirica come osserva Rigoni a tantissimi punti in comune con la riflessione leopardiana eppure Croce si sa ben poco capitolo volle capire leopardi il poeta quanto il prosatore sia la nuda ragione musicale della sua poesia
Sia quel pensiero che di continuo si autodistrugge contraddicendo siccome la realtà mostruosa con cui si confronta e che dunque non consente assai poco crociana mente alcun sistema del resto già Francesco De Santis che pure amava che un parquet se lo ricordava vivo
Aveva faticato a inserirlo nel suo diciamo sistema o disegno storico e dopo di lui oltre a croce vennero la poesia pura e anche la prosa del neoclassicismo novecentesco e novecento Istat
A tentare di farlo passare per tra loro con una depurando lo e decisamente debba operando lo il giovane Montale fu sincero quando ammise di salvare poco di lui è forse meno sincero nell'attenuazione matura del giudizio sincere oggi una poetessa come Patrizia Valduga che nel suo manierismo rifiuta
Alla lirica leopardiana
Così spoglia addirittura il nome di poesia
Dopo il nove centrismo venne il marxismo che lo volle appunto si diceva progressivo poi va detto negli ultimi decenni con il tramonto delle famigerate grandi narrazioni ideologiche
è risorto un nuovo estetismo nichilismo in bella copia
Lontano da quello di leopardi a cui non sfugge il Cioran amico di Rigoni che ha steso la prima prefazione a questo libro
Ognuno ha scelto per leopardi troppo scandaloso nel fissare il solito nulla senza cercare risarcimenti il letto di proposte a cui legarlo ognuno gli ha tagliato una parto e si è ritagliato su misura il suo leopardi mutilato c'è però un nemico primo di Giacomo leopardi che il credente nuovo il credente moderno nel senso dell'ideologo del politico in azione o peggio del politico per forma mentis
Rigoni in alcune pagine descrive l'opposizione dell'esule Mazzini alla diffusione europea della fama del poeta Leopardi
Rappresentava incredulo il nulla della realtà Mazzini viceversa era
Il fanatico di una causa con parole
Dice bene Rigoni che si sarebbero poi risentite echeggiare cupamente del Novecento il leader della Giovine Italia proponeva già una letteratura cito organica positiva tendente a raggiungere un intento sociale
E dunque metteva i canti questo capolavoro
Tra gli cito ancora sforzi di un periodo di transizione che il futuro cancellerà
Rimasta celebre la pagina di terze citata anche qui Arrigoni
Dove lei esule intellettuale politico russo descrive un dialogo proprio con Mazzini nella sua casa di Londra
Mazzini dice attaccavo allora accanitamente Leopardi e commenta che ce l'aveva con lui
Perché non poteva utilizzarlo per la propaganda Silvio partirà inutile cioè utilissimo a comprendere il lato inevitabilmente cieco della politica
Che pretende di ridurre assente una verità che non può accettare vale per tutti vale sempre per la politica anche per la migliore anche per i radicali militanti a tempo pieno
Il pensiero di leopardi Mario Andrea Rigoni la scuola di Pitagora a risentirci venerdì prossimo