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Prosegue oggi il controinterrogatorio del generale canadese Maisonneuve sul massacro di Racak.
Milosevic continua a sostenere che la KVM serviva solo a trovare le scuse per 'l'aggressione NATO'.
Discusse inoltre importanti questioni procedurali e annunciata la testimonianza dell'ambasciatore Walker nei prossimi giorniL'Aja, 30 maggio 2002 - È proseguito oggi il controinterrogatorio del generale Maisonneuve sul massacro di Racak e sulla Kosovo Verification Mission.
Milosevic ha sostenuto che i rapporti ufficiali sugli eventi del 15 gennaio 1999 sono stati manipolati con il solo scopo di … giustificare i bombardamenti NATO agli occhi dell'opinione pubblica occidentale.
Discusse inoltre importanti questioni procedurali che potrebbero mettere la Procura in serie difficoltà, dopo l'imposizione del limite temporale.
I giudici chiariscono che con casi di questa portata è fondamentale ridurre al minimo testimonianze, documenti e capi d'accusa, altrimenti non si riuscirà mai a raggiungere un giudizio.
È tornata in aula Dritta Emini, la ragazza di 24 anni che avrebbe assistito al massacro e che si è nuovamente contraddetta.
Sempre su Racak ha deposto inoltre un kosovaro analfabeta che ha raccontato le paure e gli orrori che ha vissuto.Prosegue il controinterrogatorio di Maisonneuve*Slobodan Milosevic ha oggi concluso il controinterrogatorio di Michel Maisonneuve, cercando di dimostrare che l'annuncio del massacro di civili perpetrato a Racak è stato dato ai media occidentali dal capo della missione di controllo dell'OSCE, Ambasciatore Walker, prima di avere le notizie su quanto realmente accaduto.
L'ex uomo forte di Belgrado ha quindi cercato di dimostrare che l'Ambasciatore Walker ha volutamente gridato al massacro con i media occidentali per preparare, con un'abile propaganda, l'opinione pubblica occidentale ai bombardamenti NATO In particolare la difesa ha ricostruito gli spostamenti del generale canadese la mattina del 16 gennaio 1999 e Milosevic è giunto alla conclusione che se Maisonneuve è stato impegnato tutta la mattina con incontri ufficiali con i comandanti del MUP e del VJ, non poteva essere a conoscenza di quanto accaduto e non poteva affermare che le persone assassinate fossero civili e non miliziani dell'Uck.
"Ricevevo continuamente dispacci da parte dei miei verificatori che erano sul posto - ha spiegato il generale - e quindi avvertivo l'Ambasciatore Walker".MILOSEVIC: "Uno, è risaputo che Walker ha annunciato che un massacro di civili innocenti è stato perpetrato a Racak.
Due, è contestato che un numero di miliziani dell'Uck sono stati uccisi, quindi non c'erano solo civili, o no? Sto facendo riferimento - ha affermato Milosevic rivolgendosi direttamente al testimone - a quanto lei ha detto di aver visto il 16 gennaio, lo stesso giorno in cui Walker ha fatto quella dichiarazione e lei ha detto nel rapporto che 8 miliziani dell'Uck sono stati uccisi".MAISONNEUVE: "Quello che ho detto - ha spiegato il generale canadese - è che un numero di miliziani dell'Uck sono stati uccisi e ho messo il numero 8 con un punto interrogativo.
E questo è quello che mi è stato riportato.
Il che comunque vuol dire che avrebbero potuto essere un numero inferiore o superiore", ma le persone uccise rimangono comunque almeno 40.
MILOSEVIC: "E lo stesso giorno al mondo intero è stato annunciato dall'ambasciatore Walker che era stato commesso un massacro di civili, senza controllare le informazioni"MAY: "Sto per interromperla signor Milosevic, se continuerà a fare comizi.
Quello che viene suggerito dalla difesa - ha chiarito il presidente della Corte al testimone - è che le informazioni in possesso della Missione sono state diffuse in modo propagandistico.
Viene suggerito che la KVM abbia nascosto alcuni dati solo per fini propagandistici.
La missione - ha quindi chiesto il giudice May - ha agito in modo parziale, sostenendo una parte o un'altra?" MAISONNEUVE: "Per la mia esperienza non c'è stato alcun favoritismo e nessuna informazione è stata nascosta per motivi propagandistici.
Abbiamo sempre cercato di tenere un comportamento imparziale", ha chiarito il teste.MILOSEVIC: "E la presenza dell'esercito - ha chiesto ancora la difesa - è stata da lei accertata in base a quello che un suo verificatore le ha detto, no?"MAISONNEUVE: "La presenza dell'esercito era accertabile in base al fatto che erano presenti intorno Racak e che sono stati utilizzati carri armati in dotazione solo all'esercito"Questo un passaggio del serratissimo controinterrogatorio.Milosevic ha poi fatto riferimento ad un punto della deposizione del teste dell'accusa, in cui il generale affermava di aver "trovato una ventina di corpi in fila" nella zona di Racak nota come 'Gashi', e ha provato ad insinuare il dubbio che i corpi fossero stati trasportati lì da miliziani dell'Uck e messi ordinatamente in fila, ma Maisonneuve ha ribadito che più che trasportati da altri sulla scena, sembravano essere stati "fucilati mentre marciavano".L'imputato, non riuscendo a far cadere il teste in contraddizione, ha cercato comunque di provocare una reazione, ma il generale canadese ha chiarito il suo punto di vista: "Non sta a me - ha affermato il teste - stabilire se fosse o meno una scena del crimine, se questo è da considerarsi un crimine o no, l'unica cosa che posso dire è quello che ho visto.
Come ad esempio una persona uccisa nel bagno della sua casa.
Sicuramente nella zona c'erano membri dell'Uck, ma quello che mi chiedo è perché quella persona per esempio non è stata fatta prigioniera, anziché essere uccisa".Durante il controinterrogatorio la Corte ha chiesto all'OTP di far deporre in aula anche i verificatori che sono arrivati per primi a Racak ed è stata annunciata la deposizione dell'ambasciatore Walker nei prossimi giorni.I testimoni direttiDritta Emini, la ragazza di 24 anni che il 28 maggio scorso ha testimoniato contraddicendosi in continuazione, è tornata oggi in aula con il medesimo risultato.
Oggi però, anziché sembrare emozionata, ha continuato a rivolgersi all'ex presidente yugoslavo con tono accusatorio sostenendo una serie di ingenuità.
"Da un buco nel muro del garage della casa in cui ero rifugiata ho visto poliziotti e militari che avevano circondato la casa.
I soldati e i poliziotti - ha asserito la teste rivolgendosi direttamente a Slobodan Milosevic - che sono stati mandati lì direttamente dietro suo preciso ordine, imputato".
E' iniziata inoltre la deposizione di Bilal Avdiu, "Un uomo semplice - ha spiegato l'accusa - che non sa né leggere, né scrivere".
Avdiu ha raccontato che le milizie serbe hanno provato ad attaccare Racak altre volte nel 1998 e nel 1999, "sparando dalle colline e danneggiando case - ha dichiarato il teste dell'accusa - ma senza uccidere nessuno".
Il 15 gennaio del 1999 alle 7 di mattina è iniziato l'attacco alla cittadina di Racak, molti uomini sono stati uccisi e lui (52 anni) si è trovato in mezzo ad un gruppo di uomini molto giovani o anziani che sono stati costretti dalle milizie serbe a scappare verso le colline circostanti.
Prima di constringerli a scappare, i militari e gli agenti serbi li hanno "picchiati con bastoni e ogni tipo di oggetto".
Quando li hanno laciati andare, hanno iniziato a sparare, Avdiu è sopravvissuto e ha identificato molti degli abitanti uccisi il 15 gennaio 1999 nella sua cittadina.Battaglia tra Corte e ProcuraNell'udienza odierna sono state discusse inoltre importanti questioni procedurali sull'ammissibilità di prove, testimonianze in base all'art.
92 bis, ma soprattutto è stato discusso nuovamente il limite temporale imposto alla Procura dalla Corte presieduta dal giudice Richard George May.I giudici hanno chiesto al sostituto procuratore Geoffrey Nice di presentare in aula testimonianze più dirette e, in buona sostanza, di presentare testimonianze più pertinenti dopo quelle presentate nelle scorse due settimane.
Geoffrey Nice ha quindi immediatamente colto l'occasione per chiedere un margine maggiore nell'ammissibilità delle prove e soprattutto una maggiore disponibilità temporale per concludere "nel modo più economico e più esauriente possibile" il caso Kosovo.
La Corte ha fatto notare che "i giudici devono essere prima di tutto giusti", per cui se l'accusa non riesce a dimostrare la colpevolezza dell'imputato, la Corte non può supplire alle lacune dell'OTP.
Vista la complessità del caso, "per il prestigio e la credibilità di Tribunali come questo", ha fatto notare il giudice Robinson, la Corte richiede inoltre una semplificazione da parte della Procura, perché altrimenti "si rende impossibile alla Corte giudicare".
Milosevic continua a sostenere che la KVM serviva solo a trovare le scuse per 'l'aggressione NATO'.
Discusse inoltre importanti questioni procedurali e annunciata la testimonianza dell'ambasciatore Walker nei prossimi giorniL'Aja, 30 maggio 2002 - È proseguito oggi il controinterrogatorio del generale Maisonneuve sul massacro di Racak e sulla Kosovo Verification Mission.
Milosevic ha sostenuto che i rapporti ufficiali sugli eventi del 15 gennaio 1999 sono stati manipolati con il solo scopo di … giustificare i bombardamenti NATO agli occhi dell'opinione pubblica occidentale.
Discusse inoltre importanti questioni procedurali che potrebbero mettere la Procura in serie difficoltà, dopo l'imposizione del limite temporale.
I giudici chiariscono che con casi di questa portata è fondamentale ridurre al minimo testimonianze, documenti e capi d'accusa, altrimenti non si riuscirà mai a raggiungere un giudizio.
È tornata in aula Dritta Emini, la ragazza di 24 anni che avrebbe assistito al massacro e che si è nuovamente contraddetta.
Sempre su Racak ha deposto inoltre un kosovaro analfabeta che ha raccontato le paure e gli orrori che ha vissuto.Prosegue il controinterrogatorio di Maisonneuve*Slobodan Milosevic ha oggi concluso il controinterrogatorio di Michel Maisonneuve, cercando di dimostrare che l'annuncio del massacro di civili perpetrato a Racak è stato dato ai media occidentali dal capo della missione di controllo dell'OSCE, Ambasciatore Walker, prima di avere le notizie su quanto realmente accaduto.
L'ex uomo forte di Belgrado ha quindi cercato di dimostrare che l'Ambasciatore Walker ha volutamente gridato al massacro con i media occidentali per preparare, con un'abile propaganda, l'opinione pubblica occidentale ai bombardamenti NATO In particolare la difesa ha ricostruito gli spostamenti del generale canadese la mattina del 16 gennaio 1999 e Milosevic è giunto alla conclusione che se Maisonneuve è stato impegnato tutta la mattina con incontri ufficiali con i comandanti del MUP e del VJ, non poteva essere a conoscenza di quanto accaduto e non poteva affermare che le persone assassinate fossero civili e non miliziani dell'Uck.
"Ricevevo continuamente dispacci da parte dei miei verificatori che erano sul posto - ha spiegato il generale - e quindi avvertivo l'Ambasciatore Walker".MILOSEVIC: "Uno, è risaputo che Walker ha annunciato che un massacro di civili innocenti è stato perpetrato a Racak.
Due, è contestato che un numero di miliziani dell'Uck sono stati uccisi, quindi non c'erano solo civili, o no? Sto facendo riferimento - ha affermato Milosevic rivolgendosi direttamente al testimone - a quanto lei ha detto di aver visto il 16 gennaio, lo stesso giorno in cui Walker ha fatto quella dichiarazione e lei ha detto nel rapporto che 8 miliziani dell'Uck sono stati uccisi".MAISONNEUVE: "Quello che ho detto - ha spiegato il generale canadese - è che un numero di miliziani dell'Uck sono stati uccisi e ho messo il numero 8 con un punto interrogativo.
E questo è quello che mi è stato riportato.
Il che comunque vuol dire che avrebbero potuto essere un numero inferiore o superiore", ma le persone uccise rimangono comunque almeno 40.
MILOSEVIC: "E lo stesso giorno al mondo intero è stato annunciato dall'ambasciatore Walker che era stato commesso un massacro di civili, senza controllare le informazioni"MAY: "Sto per interromperla signor Milosevic, se continuerà a fare comizi.
Quello che viene suggerito dalla difesa - ha chiarito il presidente della Corte al testimone - è che le informazioni in possesso della Missione sono state diffuse in modo propagandistico.
Viene suggerito che la KVM abbia nascosto alcuni dati solo per fini propagandistici.
La missione - ha quindi chiesto il giudice May - ha agito in modo parziale, sostenendo una parte o un'altra?" MAISONNEUVE: "Per la mia esperienza non c'è stato alcun favoritismo e nessuna informazione è stata nascosta per motivi propagandistici.
Abbiamo sempre cercato di tenere un comportamento imparziale", ha chiarito il teste.MILOSEVIC: "E la presenza dell'esercito - ha chiesto ancora la difesa - è stata da lei accertata in base a quello che un suo verificatore le ha detto, no?"MAISONNEUVE: "La presenza dell'esercito era accertabile in base al fatto che erano presenti intorno Racak e che sono stati utilizzati carri armati in dotazione solo all'esercito"Questo un passaggio del serratissimo controinterrogatorio.Milosevic ha poi fatto riferimento ad un punto della deposizione del teste dell'accusa, in cui il generale affermava di aver "trovato una ventina di corpi in fila" nella zona di Racak nota come 'Gashi', e ha provato ad insinuare il dubbio che i corpi fossero stati trasportati lì da miliziani dell'Uck e messi ordinatamente in fila, ma Maisonneuve ha ribadito che più che trasportati da altri sulla scena, sembravano essere stati "fucilati mentre marciavano".L'imputato, non riuscendo a far cadere il teste in contraddizione, ha cercato comunque di provocare una reazione, ma il generale canadese ha chiarito il suo punto di vista: "Non sta a me - ha affermato il teste - stabilire se fosse o meno una scena del crimine, se questo è da considerarsi un crimine o no, l'unica cosa che posso dire è quello che ho visto.
Come ad esempio una persona uccisa nel bagno della sua casa.
Sicuramente nella zona c'erano membri dell'Uck, ma quello che mi chiedo è perché quella persona per esempio non è stata fatta prigioniera, anziché essere uccisa".Durante il controinterrogatorio la Corte ha chiesto all'OTP di far deporre in aula anche i verificatori che sono arrivati per primi a Racak ed è stata annunciata la deposizione dell'ambasciatore Walker nei prossimi giorni.I testimoni direttiDritta Emini, la ragazza di 24 anni che il 28 maggio scorso ha testimoniato contraddicendosi in continuazione, è tornata oggi in aula con il medesimo risultato.
Oggi però, anziché sembrare emozionata, ha continuato a rivolgersi all'ex presidente yugoslavo con tono accusatorio sostenendo una serie di ingenuità.
"Da un buco nel muro del garage della casa in cui ero rifugiata ho visto poliziotti e militari che avevano circondato la casa.
I soldati e i poliziotti - ha asserito la teste rivolgendosi direttamente a Slobodan Milosevic - che sono stati mandati lì direttamente dietro suo preciso ordine, imputato".
E' iniziata inoltre la deposizione di Bilal Avdiu, "Un uomo semplice - ha spiegato l'accusa - che non sa né leggere, né scrivere".
Avdiu ha raccontato che le milizie serbe hanno provato ad attaccare Racak altre volte nel 1998 e nel 1999, "sparando dalle colline e danneggiando case - ha dichiarato il teste dell'accusa - ma senza uccidere nessuno".
Il 15 gennaio del 1999 alle 7 di mattina è iniziato l'attacco alla cittadina di Racak, molti uomini sono stati uccisi e lui (52 anni) si è trovato in mezzo ad un gruppo di uomini molto giovani o anziani che sono stati costretti dalle milizie serbe a scappare verso le colline circostanti.
Prima di constringerli a scappare, i militari e gli agenti serbi li hanno "picchiati con bastoni e ogni tipo di oggetto".
Quando li hanno laciati andare, hanno iniziato a sparare, Avdiu è sopravvissuto e ha identificato molti degli abitanti uccisi il 15 gennaio 1999 nella sua cittadina.Battaglia tra Corte e ProcuraNell'udienza odierna sono state discusse inoltre importanti questioni procedurali sull'ammissibilità di prove, testimonianze in base all'art.
92 bis, ma soprattutto è stato discusso nuovamente il limite temporale imposto alla Procura dalla Corte presieduta dal giudice Richard George May.I giudici hanno chiesto al sostituto procuratore Geoffrey Nice di presentare in aula testimonianze più dirette e, in buona sostanza, di presentare testimonianze più pertinenti dopo quelle presentate nelle scorse due settimane.
Geoffrey Nice ha quindi immediatamente colto l'occasione per chiedere un margine maggiore nell'ammissibilità delle prove e soprattutto una maggiore disponibilità temporale per concludere "nel modo più economico e più esauriente possibile" il caso Kosovo.
La Corte ha fatto notare che "i giudici devono essere prima di tutto giusti", per cui se l'accusa non riesce a dimostrare la colpevolezza dell'imputato, la Corte non può supplire alle lacune dell'OTP.
Vista la complessità del caso, "per il prestigio e la credibilità di Tribunali come questo", ha fatto notare il giudice Robinson, la Corte richiede inoltre una semplificazione da parte della Procura, perché altrimenti "si rende impossibile alla Corte giudicare".
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