Rassegna di Geopoltica - Le guerre aiutano o no l'economia?

Buongiorno gli ascoltatori di Radio Radicale sabato cinque luglio due mila quattordici il tema di oggi della rassegna di geopolitica che
Le guerre aiutano o no l'economia la domanda non è affatto semplice neanche la risposta vediamo cosa scrive allora riguardo Nicolò cavalli per pagina novantanove del ventotto giugno scorso l'articolo intitolato che del già indicativo
Ci vorrebbe una bella guerra per uscire dalla crisi
A sette anni dal fallimento della Lehman Brothers sono finiti gli angoli dietro cui secondo commentatori politici si nasconderebbe la ripresa
Sempre creativi che per lo più brancolano nel buio gli economisti sono immaginati molte spiegazioni per razionalizzare il periodo di bassa crescita evocativa mente definito da Larry Summers la grande stagnazione
Che sta caratterizzando l'economia globale in questo primo scorcio di secolo dalla domanda troppo debole alla crescita delle disuguaglianze passando per la competizione cinese
La iper regolamentazione i pochi investimenti in infrastrutture per finire con l'esaurimento di novità imprenditoriali l'impatto delle nuove tecnologie o persino le condizioni atmosferiche i possibili colpevoli sono tanti
Eppure il caleidoscopio apotropaico di giustificazioni non finisce qui anzi
Tale da come il professore di economia alla Johns messo University è di recente intervenuto sul New York Times con un ulteriore giustificazione
Secondo il professor congrue che degli animatore del blog mangino Revolution la bassa crescita del ventunesimo secolo è dovuta all'assenza di grandi guerre alla persistenza e aspettativa prolungata della pace
Sembra un paradosso eppure la tesi può essere più solida di quanto appaia a prima vista nonostante degno spero esenti infatti l'umanità non ha mai vissuto un'epoca pacifica come quella attuale
Per sopprimere la ribellione gallese tra il mille duecentonovantaquattro mila e duecentonovantacinque l'esercito di Doardo primo si aggirava attorno alle trentun mila unità
Circa lo zero virgola sei per cento del totale della popolazione inglese dell'epoca oggi l'esercito inglese a duecento mila unità attive lo zero virgola zero zero tre per cento della popolazione totale
E nonostante la società inglese prendo seriale fosse relativamente pacifica grazie al suo isolamento geografico i combattimenti dei trent'anni la guerra delle due rosse dal mille tre quattrocentocinquantacinque mila quattrocentottantacinque
Hanno registrato un tasso di mortalità dell'uno virgola cinque per cento ogni mille persone un numero sette volte più grande dello zero due per cento su mille a livello mondiale registrato durante il maggiore conflitto del ventesimo secolo
Cioè la seconda guerra mondiale un tasso crollato drasticamente nella seconda metà del secolo che fino agli attuali zero virgola tre morti ogni cento mila persone
Senato dal docente di Harvard Stephen Pinter insomma l'impatto relativo delle guerre diminuito con l'avanzare della storia umana
E questo secondo comma è un problema dal punto di vista della crescita economica almeno
Ci sono almeno quattro canali che possono giustificare questa affermazione e il primo a che fare con il rapporto storico tra guerra e istituzioni
è nota la tesi del famoso politologo americano Charles Tilli secondo cui Formenton States understatement borse
Cioè la guerra fatto di essere atti e gli Stati hanno fatto la guerra la tesi di Tilli sulle ragioni tra divergenze tra Cina ed Europa e che sia stata l'alta conflittualità all'interno del continente europeo a spingerlo spostamento progressivo
Per l'organizzazione militare verso l'esercito non più con prossime da mercenari come accadeva tipicamente del Medioevo ma da un vero e proprio apparato militare legato al sovrano così in grado di governare il territorio esercitando il monopolio della forza
La presenza permanente di forze armate che rispondevano l'amministrazione centrale costituisce la base degli stati moderni
Nella condizione di possibilità per la pacificazione territoriale interrati una società quell'umana che storicamente hanno Stato tassi violenza molto elevati
Un secondo possibili canale che collega crescita economica e guerre è individuato dall'economista anzi tre darà economista
Sta dell'economia Thomas picchetti nel suo capitale per il ventunesimo secolo
E facendo riferimento all'andamento del rapporto tra il reddito da capitale e reddito da lavoro in Francia e tre mila ottocento gli anni due mila
Picchetti mostra come il primo sia storicamente crollato durante le due guerre del Novecento a seguito della distruzione fisica dei capitali dovuta le devastazioni delle due guerre mondiali
Facendo tabula rasa di molti dei patrimoni immobilizzati esistenti secondo i dati di picchetti
Le guerre tendono a portare una diminuzione della disuguaglianza e un cambiamento della geografia della ricchezza che porta sulla scena economica nuovi attori noi de è un processo dinamico benefico dal punto di vista della crescita di lungo periodo
Il terzo punto di vista è quello classico a mente che iniziano che riprende l'idea secondo la quale la grande depressione statunitense degli anni trenta non si sia realtà conclusa con il mio dire
Lanciato laffranchini Delano Roosevelt
Ma con la seconda guerra mondiale che avrebbe spinto in alto la spesa pubblica americana ben più del piano di Roosevelt è aumentato i posti di lavoro spingendo un altro domanda interna e spingendo gli Stati Uniti al definitivo sorpasso sull'Europa
La tesi dico con tuttavia si differenzia da ciascuna delle tre precedente si concentra invece sugli incentivi dei policy makers
Interfonico errata l'asse insaputa seguita di una guerra focalizzato l'attenzione dei Governi sul prendere correttamente alcune decisioni basilari
Che siano investire nella scienza occorre liberalizzare l'economia che si riflettono sulle prospettive di crescita della nazione si legge in un articolo
E sebbene l'affermazione possa apparire contro intuitiva le evidenze suo favore esistono
Innovazioni fondamentali come l'energia nucleare i computer e la nautica moderna sono stati tutti generati dall'esercito Governo statunitense nel tentativo di sconfiggere le potenze dell'Asse o successivamente l'Unione Sovietica
Persino interamente come spiegato la Marianna Mazzucato nel suo libro lo Stato innovatore
E lo stesso interrate è stato generato nell'ambito del progetto millenaria militare denominato Darpa
Per aiutare gli Stati Uniti a gestire un eventuale conflitto nucleare della Silicon Valley si originata attraverso collaborazioni con l'industria della ricerca militare stanziata nella dei atti San Francisco
La guerra con la sua aspettativa spinge i governi ad agire su un'urgenza che altrimenti non avrebbero
Pensare che la guerra faccia bene all'economia non è piacevole si avvii alla conclusione Nicolò cavalli
Anche perché ammesso che possa davvero beneficia del sistema nel suo complesso i costi che la guerra in pure sui singoli sono incompatibili con l'esigenza di una società democratica
E perché l'aspettativa della guerra probabilmente spinge a deprimere l'intrapresa individuale che da Schumpeter in poi è considerata la base da dinamiche di creazione di lavoro e ricchezza
Senza contare che i vantaggi di vivere in un mondo pacifico che cresce al due per cento invece in un mondo in guerra che cresce a tassi dubbi potrebbero essere comunque ben più ampie
La vera domanda tuttavia che tutte le opere in questione si pongono possiamo fare di meglio ottenendo più crescite più parti
Il modello non l'abbiamo ancora inventato
è questa la risposta che viene dato nel corso di questo articolo
Piuttosto lungo Nicolò cavalli un articolo per pagina novantanove di sabato ventotto giugno scorso con il titolo ci vorrebbe una bella guerra per uscire dalla crisi e cerca appunto di rispondere alla domanda
Alla questione se le guerre aiutano o meno l'economia e con questa segnalazione seguita anche la puntata di oggi della rassegna di geopolitica vi ricordiamo in più se la come sempre l'indirizzo di posta elettronica io ascolto chiocciola Radio Radicale punto ittica
La rassegna di geopolitica torna lunedì mattina alle ore sette un assoluto da Lorenzo venti