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Milosevic sostiene che i serbi sono stati vittime di un pogrom.
May richiama all'ordine la difesa e chiarisce che la Corte non ha intenzione di sopportare ulteriori abusiL'Aja, 4 ottobre 2002 - Nell'udienza odierna del processo a carico di Slobodan Milosevic il primo testimone dell'accusa, un politico croato 'di basso profilo' identificato per motivi di sicurezza solamente come C-37 ha concluso la sua deposizione, iniziata la scorsa settimana.Nelle udienze precedenti il testimone protetto aveva definito i forti legami tra Knin e Belgrado, capitale della Krajina e oggi Milosevic nel … controinterrogatorio ha sostenuto che i serbo-croati si sono dovuti difendere da una vera e propria persecuzione e da una guerra "imposta" dalla CroaziaLa difesa ha continuato a citare documenti e fatti appartenenti alla storia passata - con riferimenti che si sono spinti all'inizio del secolo scorso - per cercare di dimostrare che la Serbia ha protetto la popolazione civile messa in pericolo dai "pogrom" croati.
Il presidente della Terza Corte, giudice Richard May, ha interrotto quindi varie volte l'udienza, tentando di riportare il controinterrogatorio su toni dibattimentali.Conclusa la deposizione di C-37Il testimone protetto C-37 nelle udienze precedenti aveva fornito una descrizione dettagliata della storia del conflitto in Croazia, dipingendo uno scenario in cui Slobodan Milosevic è apparso come l'abile burattinaio di una rete politica che si dipanava da Belgrado.
Secondo il teste, infatti, l'ex presidente serbo appoggiava e supportava Milan Babic, presidente della Krajna tra il 19 dicembre 1991 e il febbraio del 1992, per esercitare un controllo de facto sulla SAO - Serbian Autonomous Region (Regione Autonoma Serba) La deposizione di C-37 ha fornito la cornice in cui inserire la successiva deposizione di Stepjan Mesic e Slobodan Milosevic ha quindi controinterrogato il teste lanciando una serie di accuse contro i croati colpevoli, sencondo l'imputato, di una vera e propria persecuzione contro i serbi."Non vi è stata alcuna aggressione serba.
Si è trattato di una guerra civile" - ha affermato Milosevic aggiungendo che "ai serbi è stata imposta una guerra di autodifesa" "Alla fine degli anni '80 e all'inizio degli anni '90, lo stesso fascismo della II guerra mondiale è riemerso dalle tombe e si è espresso non solo con simboli e retorica di quel periodo ma anche con pogrom nei confronti della popolazione serba, con l'espusione dalla costituzione, arresti illegali, omicidi, pressioni e forzata rimozione dal lavoro per i serbi".
Secondo la tesi dell'ex presidente serbo sotto processo per crimini di guerra, genocidio e crimini contro l'umanità presso il Tribunale Onu per la ex Yugoslavia, dunque "i serbi si stavano difendendo dagli stessi pogrom che erano stati perpetrati anche 50 anni prima".Il presidente della Terza Corte si spazientisceIl presidente della Terza Corte, giudice Richard May, ha ripetutamente chiarito a Slobodan Milosevic che l'attacco non è una forma di difesa e che, seguendo la procedura legale, la difesa ha il diritto di controinterrogare i testimoni presentati dall'accusa in base alla deposizione che hanno fornito in aula (o in forma scritta secondo l'art.
92bis).
Sono stati imposti dei limiti temporali al processo e il giudice Richard May ha spiegato che "il continuo spreco di tempo della Corte" è un'offesa per l'istituzione stessa.
"Non può continuare a chiedere al teste di parlare di eventi occorsi quando non era neanche nato", ha affermato il giudice May rivolgendosi all'imputato.La Corte ha comunque accettato i rapporti di due storici da parte di accusa e difesa che possano fare luce sullo scenario generale in cui gli eventi in questione si sono sviluppati.
May richiama all'ordine la difesa e chiarisce che la Corte non ha intenzione di sopportare ulteriori abusiL'Aja, 4 ottobre 2002 - Nell'udienza odierna del processo a carico di Slobodan Milosevic il primo testimone dell'accusa, un politico croato 'di basso profilo' identificato per motivi di sicurezza solamente come C-37 ha concluso la sua deposizione, iniziata la scorsa settimana.Nelle udienze precedenti il testimone protetto aveva definito i forti legami tra Knin e Belgrado, capitale della Krajina e oggi Milosevic nel … controinterrogatorio ha sostenuto che i serbo-croati si sono dovuti difendere da una vera e propria persecuzione e da una guerra "imposta" dalla CroaziaLa difesa ha continuato a citare documenti e fatti appartenenti alla storia passata - con riferimenti che si sono spinti all'inizio del secolo scorso - per cercare di dimostrare che la Serbia ha protetto la popolazione civile messa in pericolo dai "pogrom" croati.
Il presidente della Terza Corte, giudice Richard May, ha interrotto quindi varie volte l'udienza, tentando di riportare il controinterrogatorio su toni dibattimentali.Conclusa la deposizione di C-37Il testimone protetto C-37 nelle udienze precedenti aveva fornito una descrizione dettagliata della storia del conflitto in Croazia, dipingendo uno scenario in cui Slobodan Milosevic è apparso come l'abile burattinaio di una rete politica che si dipanava da Belgrado.
Secondo il teste, infatti, l'ex presidente serbo appoggiava e supportava Milan Babic, presidente della Krajna tra il 19 dicembre 1991 e il febbraio del 1992, per esercitare un controllo de facto sulla SAO - Serbian Autonomous Region (Regione Autonoma Serba) La deposizione di C-37 ha fornito la cornice in cui inserire la successiva deposizione di Stepjan Mesic e Slobodan Milosevic ha quindi controinterrogato il teste lanciando una serie di accuse contro i croati colpevoli, sencondo l'imputato, di una vera e propria persecuzione contro i serbi."Non vi è stata alcuna aggressione serba.
Si è trattato di una guerra civile" - ha affermato Milosevic aggiungendo che "ai serbi è stata imposta una guerra di autodifesa" "Alla fine degli anni '80 e all'inizio degli anni '90, lo stesso fascismo della II guerra mondiale è riemerso dalle tombe e si è espresso non solo con simboli e retorica di quel periodo ma anche con pogrom nei confronti della popolazione serba, con l'espusione dalla costituzione, arresti illegali, omicidi, pressioni e forzata rimozione dal lavoro per i serbi".
Secondo la tesi dell'ex presidente serbo sotto processo per crimini di guerra, genocidio e crimini contro l'umanità presso il Tribunale Onu per la ex Yugoslavia, dunque "i serbi si stavano difendendo dagli stessi pogrom che erano stati perpetrati anche 50 anni prima".Il presidente della Terza Corte si spazientisceIl presidente della Terza Corte, giudice Richard May, ha ripetutamente chiarito a Slobodan Milosevic che l'attacco non è una forma di difesa e che, seguendo la procedura legale, la difesa ha il diritto di controinterrogare i testimoni presentati dall'accusa in base alla deposizione che hanno fornito in aula (o in forma scritta secondo l'art.
92bis).
Sono stati imposti dei limiti temporali al processo e il giudice Richard May ha spiegato che "il continuo spreco di tempo della Corte" è un'offesa per l'istituzione stessa.
"Non può continuare a chiedere al teste di parlare di eventi occorsi quando non era neanche nato", ha affermato il giudice May rivolgendosi all'imputato.La Corte ha comunque accettato i rapporti di due storici da parte di accusa e difesa che possano fare luce sullo scenario generale in cui gli eventi in questione si sono sviluppati.
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