«Putin deve rispondere delle gravi limitazioni alle libertà personali che ancora vigono nel suo Paese, a cominciare dall'omofobia imperante e dal pesante trattamento riservato a tutte le persone LGBTI, per proseguire con i casi delle Pussy Riot, tuttora in carcere per aver espresso a modo loro una irriducibile libertà di … pensiero, nonché degli attivisti di Greenpeace denominati Arctic30, in attesa di giudizio e forse di pesanti condanne, per aver manifestato pacificamente in difesa del Polo artico.
Dal momento che riteniamo non siano questi ultimi i temi che saranno oggetto della conversazione prevista stasera, né delle altre che Putin ha programmato per la sua odierna visita nella Capitale e per quella successiva a Trieste (da papa Francesco a Romano Prodi fino a Enrico Letta), proveremo a ricordarglielo noi, direttamente nella sua lingua madre, aspettandolo fuori dalla residenza dell'amico Silvio Berlusconi».
I militanti radicali sono stati portati via in questura e denunciati prima che potessero aprire i loro cartelli.
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