11 AGO 2013
rubriche

Conversazione settimanale con Marco Pannella

RUBRICA | di Massimo Bordin - Roma - 17:00 Durata: 2 ore 3 min
A cura di Enrica Izzo
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Puntata di "Conversazione settimanale con Marco Pannella" di domenica 11 agosto 2013 condotta da Massimo Bordin con gli interventi di Massimo Bordin (giornalista di Radio Radicale), Marco Pannella (presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito).

Tra gli argomenti discussi: Politica, Radicali Italiani.

La registrazione video di questa puntata ha una durata di 2 ore e 3 minuti.

La rubrica e' disponibile anche in versione audio.
  • Introduzione

    Massimo Bordin

    giornalista di Radio Radicale

    Le iniziative odierne dei Radicali a Ostia e l’esperienza di governo di Marco Pannella proprio a Ostia. Le iniziative di Pannella in giro per l’Italia, la situazione politica italiana, i referendum dei Radicali sulla giustizia
    17:00 Durata: 3 min 39 sec
  • Pannella ricostruisce la sua esperienza di governo a Ostia. Il legame con Albertini e Carandini, la guerra all'abusivismo, il primo Partito radicale

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Gli americani e la richiesta all’Italia di giocare un ruolo maggiore in Libia. Marco Pannella: “Sai quanto ritengo modesta una umiltà di fondo di quello che poteva essere invece per molti versi un liberale americano, di formazione culturale medio-alta borghese”, cioè Barack Obama, “mentre mi pare che più ancora di Cameron per quel che riguarda il Regno Unito, lui di fatto rivendica come scelta di fondo la Ragion di Stato – perché non c’è altro che possa essere evocato -, forse si è dimenticato che l’Italia non è più quella di Berlusconi e di Gheddafi… O forse lo sa, e allora devo dire che ci sono corsi e ricorsi che ogni tanto si presentano”. “Il mio primo massimo incarico di governo che ho avuto è stato a Ostia. Lì mi ero candidato di sostegno; quando poi le elezioni vennero fatte, venne fuori che era possibile – in una condizione davvero di caos – dire ‘io per 100 giorni sono a disposizione’. Accadde che c’era una maggioranza, abbastanza trasversale, che fu favorevole a dire ‘almeno questo può essere un tentativo utilmente fatto’. Di allora posso ricordare una cosa: mi trovai in una situazione in cui da tempo si parlava di una riforma istituzionale delle istituzioni romane; si parlava di delegazioni e municipi. Io avevo accennato proprio in campagna elettorale che questa mi pareva una cosa matura e seria, mentre non aveva fatto parte della campagna elettorale. Ricordo che mi fu di aiuto allora un giovane verde, Bonelli, che in effetti conosceva molto bene tutta la realtà, anche istituzionale, di Ostia e del litorale. Mi consentì immediatamente di apprendere nozioni sulla realtà della delegazione e sulla realtà socio-economica. In quanto presidente della Delegazione di Ostia, ebbi l’idea di riunirmi con gli altri presidenti delle Delegazioni romane e lì venne fuori un riflesso benevolo nei miei confronti che mi sorprese, e credo che un primo risultato che può essere rivendicato in parte da quell’impegno istituzionale è che riuscimmo a gran passi ad arrivare poi alla riforma di Delegazioni e Municipi. Poco dopo mi candidai anche come Consigliere comunale a Fiumicino, e doveva anche quello scattare come comune autonomo. Quella zona mi era casa, non solo perché la conoscevo da ragazzo, ma anche perché a Torrimpietra c’era la presenza di Albertini e Carandini. Il direttore del Corriere della Sera, il liberale Albertini, non era amato dal regime e gli si offrì una buonuscita con quel territorio; Carandini si impegnò con molto slancio per il nuovo aeroporto di Fiumicino che era in formazione. Poi ci fu la prima battaglia elettorale che facemmo come Radicali in alleanza con i Repubblicani, alla fine degli anni 50, e io mi candidai a Pavia perché ritenevo che su fosse da giocare la carta dell’elezione di Carandini, anche per le sue caratteristiche di imprenditore agricolo e altro; era anche candidato lì e a Milano; lui era conosciuto anche per le sue caratteristiche di imprenditore agricolo in quegli anni”. “A un certo punto il giorno della proclamazione dei dati mi chiama Guido Carandini e mi dice: guarda Marco, stiamo qui festeggiando perché il Prefetto ha comunicato a mio padre che è stato eletto. Io stavo guardando e mi pareva che non fosse stato eletto, nel senso che fosse stato eletto un repubblicano non troppo conosciuto, di Palermo, Aristide Gonnella… Fu un momento doloroso. Io ero rimasto a Milano a controllare se scattava il collegio di Milano-Pavia o quello di Palermo e mi sono trovato in una situazione che ricordo dolorosa, perché a Torrimpietra c’erano tutti, convinti che Carandini sarebbe scattato”. “Questo ebbe un significato non secondario nella rassegnazione, un paio d’anni dopo che avevamo fatto questo Partito radicale… Ed era quello che portò, dopo non molto tempo, a dimissioni di massa e al fatto che restammo noi giovani di Sinistra radicale, con il sostegno solo di alcuni, la rottura tra Pannunzio, Ernesto Rossi e Piccardi”. “Su Ostia voglio solo rivendicare tre cosettine. Diciamo che c’era una certa presenza militante di destra missina e di estrema sinistra. Però sta di fatto che alcune realtà drammatiche le affrontammo in quei 100 giorni. La prima mi pare fosse inedita: feci demolire due casette all’Infernetto, con grave scandalo sia dell’estrema destra sia dell’estrema sinistra, con una nonna di 90 anni attorno a cui piangevano i cronisti; poi sapemmo guardacaso che questa signora aveva già svolto questa funzione in altri 2-3 locali, mentre i proprietari di quelle abbattute erano uno della Sicilia orientale e un altro della Sicilia occidentale, e non dei vecchi abitanti del loro che erano ‘fatti selvaggiamente fuori’. Ricordo poi che c’era una tradizione in quel momento, in fase di grande speculazione e caos edilizio; anche a Ostia, avevamo contatti con ditte che fornivano pronti-interventi sul piano di abusi edilizi, o cose da abbattere o impedire. Quando riuscimmo a mettere le mani su un paio di situazioni di questo genere, chiesi al Comune di Roma ‘noi qui abbiamo bisogno di due macchine per demolire delle costruzioni’; mi venne detto che il contratto con la ditta che doveva fare questa roba prevedeva che ad agosto non fornisse i suoi servizi; un po’ sospetto visto che notoriamente era tra luglio e agosto che allora avveniva la maggior parte di questi abusi edilizi. Però riuscii a farcela perché si diceva che in questi casi di urgenza si poteva chiamare l’esercito”. “Per fornire l’esercito era necessario fare assicurazioni rispetto ai militari di leva, perché non essendo un’attività tipica ma straordinaria, se succedeva qualche incidente… In 24 ore facemmo questa assicurazione che ai militari con 2-3 camion andavano giù”. “Se si abbattevano queste cose, però durante la notte stessa accadeva che venivano riedificate. Eravamo nella pineta del Quirinale, la cosa accadeva lì. Informato di questa storia, anche lì di nuovo andammo con l’esercito perché c’era un ordine di demolizione, ma si sapeva che sarebbe stata ricostruita; allora alle 5 di mattina demolimmo, ma a distanza di 500 metri c’era un burrone e tutta la roba che avevamo abbattuto la buttammo nel burrone, di modo che il rischio che fosse tutto rimesso com’era non si sarebbe verificato”
    17:03 Durata: 22 min 5 sec
  • L'andamento della raccolta di firme sui referendum Radicali. Pannella: “Stiamo dicendo da tempo che il problema è quello degli 8.000 comuni, con in molti luoghi anche i municipi che possono essere utilizzati per firmare, quindi andiamo quasi a 9.000 punti. Quindi quello che io ritengo assolutamente urgente e necessario è fornire, anche via Radio Radicale, una stima di quante se ne sono raccolte a questo momento. Ritengo che è un errore gravissimo quello di non puntare prevalentemente sui tavoli che stanno nei Comuni”. Il contributo annunciato dal Pdl e la mancata iniziativa di Silvio Berlusconi

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    La raccolta di firme sui referendum dei Radicali. “Non sappiamo come va la raccolta di firme. Mi sono permesso la notte scorsa di dire: ci sono giustamente dei programmi ad hoc sulla radio su questo tema; corrispondenze e colloqui con i compagni; mi sono permesso di dire che ci sono 8.000 comuni e che con questa scelta di parlare di banchetti e gazebi in 10-12 località al massimo, e ho detto: a questo punto forse la cosa utile è di chiedere ai compagni ‘quante firme avete raccolto finora?’ e ciao. Anche perché stiamo dicendo da tempo che il problema è quello degli 8.000 comuni, con in molti luoghi anche i municipi che possono essere utilizzati per firmare, quindi andiamo quasi a 9.000 punti. Quindi quello che io ritengo assolutamente urgente e necessario è fornire, in una di queste trasmissioni, una stima di quante se ne sono raccolte a questo momento. Questo può essere fatto se per ogni Provincia, a rotazione, si riesce a sapere quanti sono i Comuni che hanno aperto effettivamente queste funzioni. Dopo due-tre settimane si arriverebbe a una stima attendibile”. “Se noi riusciamo ad avere in zone significative e rappresentative notizie su quanti sono i Comuni aperti e quanti sono le firme raccolte…”. E i tavoli? “Ritengo che è un errore gravissimo quello di non puntare prevalentemente sui tavoli che stanno nei Comuni”. “Se trasmettiamo l’idea che facciamo due tavoli di un’ora a settimana in un certo luogo, allora non dà il senso di una mobilitazione. Qualcuno potrebbe dire: ‘Ammazza, e che state a fa’, pensate di fare 500mila firme così?’”. “A mio avviso forse non stiamo operando in modo sufficientemente attento e positivo”. Il possibile ruolo di Radio Radicale. “Per le migliaia di comuni con meno di 15mila abitanti, tu vivi lì, vivi accanto al Comune e alla Chiesa, e lì non sappiamo nulla, mentre quello dev’essere il luogo di mobilitazione”. Il ruolo del Pdl nella raccolta firme. “Mi risulta che negli ultimi giorni ci sono arrivate tre o quattro segnalazioni di esponenti che dicevano che era arrivata una circolare che diceva ‘dovete mobilitarvi sui referendum sulla giustizia giusta’”. “Fra poco arriviamo a metà agosto e Silvio non ci è andato a firmare. Glielo dicevo un mese fa: vacci! Anzi, vai a firmarne una parte, quale che sia, in un Comune, e un’altra parte in una piazza e in un gazebo, per dare questa informazione visiva attraverso i Tg. Ma non c’è nulla di tutto questo”. La posizione ufficiale di Nitto Palma in Campania sulla raccolta delle firme. “Dall’altra parte abbiamo alcune dichiarazioni di esortazione a firmare da parte di Nencini, dei socialisti. E’ indubbio che ci sia, però non sappiamo quanto i socialisti – che sul territorio hanno degli assessori o dei consiglieri comunali – rispondono a questa impostazione data dai vertici”. “Poi all’inizio ho sentito parlare della Cgil, sui primi 6 referendum, radicalissimi anche loro. Quindi ho sentito parlare Cgil, socialisti, poi anche altre componenti che avevano dichiarato che si sentivano impegnate a sostenere quantomeno i referendum sui diritti civili a parte quelli sulla giustizia”
    17:25 Durata: 15 min 13 sec
  • Il legame tra la battaglia per la riforma della giustizia e la crisi economica. Le dichiarazioni del ministro Cancellieri pro amnistia

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Pannella lega “la battaglia sui referendum” alla più ampia iniziativa sulla giustizia. Il leader radicale cita il Sole 24 Ore e “un editoriale nel quale si legava in modo esplicito il problema della giustizia alle difficoltà economiche del Paese”: “Non è possibile limitarsi a dire che abbiamo l’1 per cento di pil in meno perché non arrivano gli investimenti stranieri, e poi restare ultimi in classifica nelle graduatorie internazionali. E’ indubbio però che a cominciare dalla inequivoca e molto bella dichiarazione del ministro Cancellieri, quando ha detto ‘l’amnistia è un imperativo’, testualmente ha usato questo termine, per affrontare i problemi della giustizia, la palese flagranza di reato del nostro Stato”. “Quello che va sottolineato è questo: a me ogni tanto mi arrivano inviti in televisione, rarissimi. Io sin dall’inizio ho detto: guardate, siamo in arretrato, perché voi Rai siete inadempienti da un anno sul problema centrale della giustizia, come certificato dall’Autorità garante”. La situazione delle carceri in Italia. L’idea di “estendere la nostra azione sulla Cedu e su tutte le giurisdizioni superiori, costituzionalizzate nel nostro Paese, per passare a un altro tema: alle responsabilità non solo di chi dà ordini ingiusti, ma anche di tutti coloro che obbediscono a ordini ingiusti”. Un precedente con il ministro della Giustizia Martinazzoli e un “pretore d’assalto di Genova”, Sanza. “Se lo Stato prende e ti manda altri 30 carcerati lì dove già si è ampiamente fuori dalla legalità nazionale e internazionale, non è detto che il direttore non possa dire qualcosa…”. “Vale per tutti i direttori delle carceri, vale per tutti i giudici di sorveglianza…”
    17:40 Durata: 10 min 2 sec
  • Il ritorno prepotente della Ragion di Stato, dall'Italia agli Stati Uniti: il caso del Presidente della Repubblica italiana e il suo comportamento “contro la Costituzione”. “Abbiamo posizioni condivise dalla giurisdizione internazionale su questo piano, quelle per cui parlo di ‘egemonia culturale’ di questi quattro Radicali del Partito radicale, ma c’è anche questo sistema: né in Rete né negli organi di stampa si è accettato di cogliere per un attimo questa esagerazione o questa cosa gravissima che dico del Presidente della Repubblica”. Il dialogo dei Radicali con i credenti e il Vaticano

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Le consonanze tra alcune iniziative radicali, come quelle referendarie su immigrazione ed ergastolo, e certe recenti iniziative papali. Il ruolo della ragion di Stato, anche nelle democrazie avanzate. Il giudizio critico di Pannella sulla Presidenza Obama. “Sto insistendo sul carattere di Stato canaglia, rispetto al diritto di oggi, della realtà di Stati sempre più numerosi nei quali la Ragion di Stato viene contrapposta a tutti i problemi di diritto. Sui 194 Stati dell’Onu, possiamo individuare che sono 180-185 quelli in cui la Ragion di Stato viene usata contro ‘il cattivo’ contro cui ti muovi”. Il caso del Presidente della Repubblica italiana e il suo comportamento “contro la Costituzione”. “Abbiamo posizioni condivise dalla giurisdizione internazionale su questo piano, quelle per cui parlo di ‘egemonia culturale’ di questi quattro Radicali del Partito radicale, ma c’è anche questo sistema: né in Rete né negli organi di stampa si è accettato di cogliere per un attimo questa esagerazione o questa cosa gravissima che dico del Presidente della Repubblica”. “Lo diciamo solo a Radio Radicale perché nessuno lo riprende, nemmeno criticamente. In Italia ci possono essere soltanto dibattiti interni alle forze di regime, non eguali ma da 50 anni soci”
    17:50 Durata: 15 min 45 sec
  • L’amnistia percepita da alcuni come mossa “salva Berlusconi”. Pannella: “Potrei chiedere a Radio Radicale di ridare un mio intervento parlamentare del 1978, nella nostra prima legislatura. Nel quale, con presidenza Iotti che cercava di calmare un po’ le acque, me la prendevo con il compagno Pochetti che era il segretario d’aula del gruppo del Pci e dicevo testualmente: voi piuttosto che l’amnistia preferite l’ignobile amnistia di classe delle prescrizioni. Io ancora adesso mi chiedo come già nel 1978 fossi a quel punto di quella polemica. Oggi è quello che continua”

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    L’amnistia percepita come mossa “salva Berlusconi”. “Potrei chiedere a Radio Radicale di ridare un mio intervento parlamentare del 1978, nella nostra prima legislatura. Nel quale, con presidenza Iotti che cercava di calmare un po’ le acque, me la prendevo con il compagno Pochetti che era il segretario d’aula del gruppo del Pci e dicevo testualmente: voi piuttosto che l’amnistia preferite l’ignobile amnistia di classe delle prescrizioni. Io ancora adesso mi chiedo come già nel 1978 fossi a quel punto di quella polemica. Oggi è quello che continua. Quindi potrei dire che nel 1978 Berlusca e compagni nemmeno erano all’orizzonte”. “L’aggravamento parlamentare” voluto dai Radicali contro le amnistie della partitocrazia. “Dopo 25 anni che non fai amnistie, non puoi dire che ‘dopo l’amnistia si ricomincia allo stesso modo. Anche perché con l’amnistia – seppure il Corriere della Sera non via abbia mai accennato, nemmeno con Panebianco – noi riteniamo, come ha affermato il ministro della Giustizia, che sia un imperativo rispetto alla situazione di flagranza criminale del nostro Stato”. “Se si realizzasse il reato di tortura, scatterebbe una situazione per cui si potrebbe configurare anche il reato di strage”. “Adesso di prescrizioni ce ne sono 140mila l’anno! Non amnistie, con tutte le garanzie che danno le amnistie, che prevedono fasi giurisdizionali, perché bisogna andare caso per caso per ritenere applicabile il caso di amnistia”. “La nostra è stata una battaglia costante”. Stesso discorso sulla battaglia per il reato di tortura: “Non c’è nessuna forza politica o corrente all’interno di una forza politica, nessun dotto imbecille, che abbia fatto accenno a questa nostra battaglia”. Ancora sul reato di strage e sugli allarmi ambientali dei Radicali su Vesuvio e Ilva di Taranto. Sulla connotazione politica dei referendum sulla giustizia, da alcuni considerata come spostata troppo a destra: “Devo dire che il nuovo leader, il nuovo segretario, forse anche il futuro, che non è sempre molto reciso, sull’amnistia ha detto invece ‘No! No! No!’. Questo a mio avviso sempre più non ha nulla a che vedere, antropologicamente, con il sentimento popolare anti-populista”. Il precedente dei referendum su divorzio e aborto, quando elettori cattolici e missini sostennero le battaglie radicali
    18:06 Durata: 22 min 15 sec
  • La politica internazionale e i risultati già raggiunti da Emma Bonino come ministro degli Esteri

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    La politica internazionale. Cosa fa il Partito radicale transnazionale? Il caso Shalabayeva: “Io resto a un’affermazione confermata da tutte le parti. Il presidente del Consiglio, il vicepresidente del Consiglio, e credo anche il Presidente della Repubblica, sono avvisati non dalla polizia, non dallo Stato, non dalle loro amministrazioni, ma da Emma Bonino che gli dice ‘guardate sta succedendo questa cosa’, l’1 o 2 giugno adesso non ricordo le date”. Il ruolo di Bonino già come ministro del Commercio estero nel governo Prodi e le critiche ricevute già allora per il fatto di non aver attaccato apertamente Pechino sul mancato riguardo per i diritti umani: “Sono le stesse persone che dovrebbero stare un tantino zitte, perché notoriamente in quel momento come Radicali stavamo da 15 anni cercando di ottenere la moratoria sulla pena di morte, e nel 1994 non vincemmo all’Onu per l’astensione di 12 Stati che oggi fanno parte dell’Unione europea. Emma, quando andò lì, dinnanzi a più di 1.000 persone – tutte, si immagina, di ceto dirigente – aveva parlato per un quarto d’ora proprio della moratoria sulla pena di morte. Ho ricordato che dopo qualche mese c’è stata una decisione ordinamentale clamorosa in Cina, perché tolgono a migliaia di parlamentari la possibilità di condannare a morte e la attribuiscono alla suprema corte loro. Beh, voglio dire… Rispetto alle cifre ufficiali, oggi si deve constatare che in questi sei anni i giustiziati sono diminuiti della metà addirittura. Ma il problema non è soltanto quello, perché allora, sotto il segreto di Stato, con centinaia di magistrati sparsi in tutto il Paese che potevano condannare a morte e non risultare in nessun censimento, c’è anche da considerare la diversità tra le cifre ufficiali, che comunque dicono che sono diminuite del 50 per cento le esecuzioni; da allora, lo stiamo ricostruendo nel rapporto annuale di Nessuno tocchi Caino, vi sono state almeno 7 decisioni di riforme ordinamentali”. “Ma arrivando a qualcosa nella quale pare che con l’ultima si è stabilito l’obbligo di digitalizzazione di tutti gli atti ordinamentali relativi a questi procedimenti. Adesso gli stessi hanno ricominciato con Emma Bonino: non è andata lì, non ha cacciato o arrestato l’ambasciatore, eccetera. Mentre lei ha detto che il suo problema è salvare quella donna e la figlia, e quindi meglio non fare atti spropositati che possano causare qualche reazione scomposta, e così oggi il nostro rappresentante diplomatico lì le vede quotidianamente”
    18:28 Durata: 9 min 24 sec
  • La visita di Pannella in Abruzzo, il ricordo delle polemiche tra Pannella e leader comunisti sui fatti di Via Rasella, il ruolo dei fratelli Spallone. I “riflessi culturali di casta, chiusi”, di Epifani (segretario del Pd) rispetto all'amnistia

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    La polemica di Pannella con il Pci, nel 1978, sui fatti di Via Rasella. “Fu l'anno in cui Sciascia si candidò capolista con noi. Mi ricordo che una mattina andai da una nostra riunione a una manifestazione del Pci, dove ricevetti un'accoglienza che già conoscevo”. Il parallelo con le critiche ricevute “un anno prima a un'assemblea dei cacciatori, quando noi chiedevamo non la proibizione ma la legalizzazione della caccia”. L'esperienza personale di Pannella, da bambino, con la caccia. “Vado a quest'assemblea di cacciatori ed è successa l'ira di Dio, ma me l'aspettavo”. Gli attacchi di Lama e Amendola e la denuncia a Pannella per vilipendio delle istituzioni. “Perché ricordo questo? Perché ho appreso che Mario Spallone, 95enne, era morto 6 mesi fa e non lo sapevo. Cosa c'entra Mario Spallone, medico di Togliatti e via dicendo? Che quel giorno ero lì, solo, e dinnanzi ai fischi, alle urla, agli insulti, a un certo punto due persone, che non mi erano sedute accanto ed erano i fratelli Spallone, si vennero a sedere accanto a me”. “Io di quella storia ricordo l'emozione viva, interna, che serbo ancora per l'atto, direi di 'comunismo ideale' di questi due compagni. La cosa andò su tutta la stampa internazionale, perché io ero in sciopero della fame, avevo un dolcevita e il loden; anche sul Monde venne fuori la notizia sul fatto che Pannella 'travestito da Nosferatu era andato a provocare i comunisti e questi erano caduti nella provocazione'”. La trasferta di Pannella in Abruzzo, un convegno su Benedetto Croce e l'occasione in cui ha ricordato questo episodio: “Grazie a Mario Spallone, e grazie all'altro fratello - che credo sia vivo - che vorrei vedere per dedicare mezzora di compagnia, insieme, alla memoria di Mario con cui pure abbiamo avuto scontri”. Le critiche di Pannella a Epifani e al suo “No! No! No!” all'amnistia. Il ricordo del molto diverso Fernando Santi, anche lui leader Cgil, “sicuramente rappresentativo e sicuramente con una caratura etico-politica che per quel che io ricordo si imponeva nell'incontrarlo”. Quelli di Epifani sono “riflessi culturali di casta, chiusi”. I rapporti tra Massimo D'Alema e Berlusconi. Spesso all'ex comunista “gli manca lo Stato, gli manca il partito e gli rimane se stesso”; la nuova “ragion di Stato”
    18:38 Durata: 17 min 5 sec
  • Conclusioni. L'elogio del ministro della Giustizia, Cancellieri, schieratosi a favore dell'amnistia e le cui dichiarazioni sono state accolte dal silenzio. Nuove possibili iniziative nonviolente

    Marco Pannella

    presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)

    Pannella: “Dopo che il ministro di Giustizia, senza alcuna reazione dell'area di Governo, nemmeno di Fassina, ha detto che l'amnistia è un imperativo categorico... A questo punto sembra che l'abbia detto io, cioè nessuno. Allora devo ringraziare ancora una volta il coraggio civile di questo ministro della Giustizia di cui io avevo detto – non conoscendola – 'abbiamo un commissariamento prefettizio'. In questa Italia, non a caso, questo fatto diventa una cosa positiva, non come ai tempi di Einaudi, del Mondo e dei titoli 'via i Prefetti!'”. “Lasciarla sola non è più tollerabile”. “La nostra lotta nonviolenta non può che cercare di aiutare nel modo che riteniamo più giusto il potere. Entro due giorni riprendo lo sciopero della fame e della sete”. L'amnistia e il suo possibile ruolo nel far uscire il nostro Paese dalla condizione di flagranza criminale rispetto a giustizia e carceri
    18:55 Durata: 7 min 57 sec